URBS MAGNANIMA: storia e propaganda
26-06-2016 19:51 - Cenni storici
La storia non è un semplice racconto dei fatti avvenuti, ma è sempre, per buona parte, interpretazione, rielaborazione, "narrazione" (come si usa dire oggi) cioè reinvenzione ideologica della realtà, che cerca di orientare verso determinate direzioni il comportamento di chi la apprende.
Neanche la storia di un piccolo paese si sottrae a questa tendenza e fin dalla stesura del "Libro Rosso" (una raccolta di scritti fondamentali per la città, redatta a partire dalla seconda metà del ´500, per colmare il vuoto di documenti prodotto da un´incursione turca del 1544), la storia di Patti è stata "narrazione" propagandistica, ad uso e consumo del nuovo ceto sociale che in quell´epoca si affermava.
Il piccolo nucleo abitato, apparso verosimilmente durante l´affermarsi del dominio arabo intorno ai resti di una fortificazione bizantina e prescelto poi dai Normanni come presidio, di carattere religioso, del territorio riconquistato ai Musulmani, ha cercato così, dal ´500, di vantare una nobilitante discendenza da Tindari, la più vicina città greco-romana, ed una serie di titoli e privilegi, che potessero darle prestigio e sostegno sotto la travagliata dominazione spagnola. Molti cronisti locali, dall´Ottocento ad oggi, non sono stati da meno, rileggendo e riassumendo a proprio gradimento documenti originali sempre meno accessibili ed offrendo sintesi parziali, talora arbitrarie e persino favolistiche.
Questa "narrazione", sempre più stringata e ripetitiva , si trasforma oggi non di rado in vuoto orgoglio campanilistico, buono per mettere a tacere eventuali voci critiche, che osino infangare la città "magnanima et nobilissima", verso la quale propagandisti a buon mercato esibiscono il falso amore di chi copre anche i difetti dell´amato, condannandolo così ad esserne travolto. Non abbiamo la pretesa di fare noi una rilettura critica di questo guazzabuglio di leggende paesane, ma ci limitiamo a richiamare l´attenzione su alcuni elementi del passato meno conosciuti, che alcuni storici pattesi (dai laici Sciacca, Baragona e Spadaro al bel gruppo di studiosi cattolici del Seminario) sono riusciti pazientemente a ricostruire con una buona dose di obiettività scientifica, per fornire elementi di analisi a chi preferisce comprendere il passato per correggere il presente, anziché travisare il primo per giustificare gli errori del secondo.
Riprendiamo perciò quel tentativo di ricostruire la "storia invisibile" della città, avviato (nella sezione "Cenni storici" di questo sito) con una rilettura "dal basso" di tutte le sue vicende (la "Storia degli invisibili"), proseguito con le singole storie di "Rioni, contrade e frazioni" del paese ed approfondito finora solo con l´analisi di "Usi civici e beni comuni".
Neanche la storia di un piccolo paese si sottrae a questa tendenza e fin dalla stesura del "Libro Rosso" (una raccolta di scritti fondamentali per la città, redatta a partire dalla seconda metà del ´500, per colmare il vuoto di documenti prodotto da un´incursione turca del 1544), la storia di Patti è stata "narrazione" propagandistica, ad uso e consumo del nuovo ceto sociale che in quell´epoca si affermava.
Il piccolo nucleo abitato, apparso verosimilmente durante l´affermarsi del dominio arabo intorno ai resti di una fortificazione bizantina e prescelto poi dai Normanni come presidio, di carattere religioso, del territorio riconquistato ai Musulmani, ha cercato così, dal ´500, di vantare una nobilitante discendenza da Tindari, la più vicina città greco-romana, ed una serie di titoli e privilegi, che potessero darle prestigio e sostegno sotto la travagliata dominazione spagnola. Molti cronisti locali, dall´Ottocento ad oggi, non sono stati da meno, rileggendo e riassumendo a proprio gradimento documenti originali sempre meno accessibili ed offrendo sintesi parziali, talora arbitrarie e persino favolistiche.
Questa "narrazione", sempre più stringata e ripetitiva , si trasforma oggi non di rado in vuoto orgoglio campanilistico, buono per mettere a tacere eventuali voci critiche, che osino infangare la città "magnanima et nobilissima", verso la quale propagandisti a buon mercato esibiscono il falso amore di chi copre anche i difetti dell´amato, condannandolo così ad esserne travolto. Non abbiamo la pretesa di fare noi una rilettura critica di questo guazzabuglio di leggende paesane, ma ci limitiamo a richiamare l´attenzione su alcuni elementi del passato meno conosciuti, che alcuni storici pattesi (dai laici Sciacca, Baragona e Spadaro al bel gruppo di studiosi cattolici del Seminario) sono riusciti pazientemente a ricostruire con una buona dose di obiettività scientifica, per fornire elementi di analisi a chi preferisce comprendere il passato per correggere il presente, anziché travisare il primo per giustificare gli errori del secondo.
Riprendiamo perciò quel tentativo di ricostruire la "storia invisibile" della città, avviato (nella sezione "Cenni storici" di questo sito) con una rilettura "dal basso" di tutte le sue vicende (la "Storia degli invisibili"), proseguito con le singole storie di "Rioni, contrade e frazioni" del paese ed approfondito finora solo con l´analisi di "Usi civici e beni comuni".
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