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UN VIAGGIO NELLA MEMORIA

23-12-2022 15:52 - News Generiche
Se è vero che i ricordi più profondi sono evocati non dalle parole, ma dalla memoria olfattiva (l’odorato) e sensoriale (vista e udito), diciamo subito che l’evento natalizio organizzato ieri sera (e destinato a ripetersi il 26 dicembre ed il 6 gennaio) a Patti, nell'antico rione di Sant'Antonio Abate (sul quale riportiamo a fondo pagina una scheda storica redatta dal “Paese Invisibile”), è stata innanzitutto un’esperienza multipercettiva di rara efficacia: l’odore acre della legna, che ardeva in piccoli falò lungo il percorso della strada detta un tempo ‘a vinedda, ed il profumo della paglia, sparsa nei locali delle vecchie abitazioni posti a pianterreno, dove si tenevano in passato gli animali, trasportavano subito in una dimensione antica, ben illuminata dalla luce fioca, che rischiarava gli ambienti aperti lungo il percorso di visita, e resa realistica dai suoni registrati del vento e dei versi degli animali, sui cui le voci (in parte in dialetto), rievocavano narrazioni, luoghi, persone e mestieri ormai quasi dimenticati del nostro paese. Una dimensione di suoni e visioni che ha reso giustizia anche al valore del silenzio (una vera rarità in un presente fatto di rumori a tutto volume) e del buio (quello necessario a riscoprire un cielo notturno punteggiato da miriadi di stelle, senza l’inquinamento luminoso). Ma dai ricordi personali (che appartengono solo ai più anziani) gli organizzatori dell’evento (primo fra tutti il castiddoto Nino Cadili) sono riusciti a trarre essenzialmente la MEMORIA, che, al contrario del ricordo, è patrimonio collettivo, identitario e storico: gran parte degli abitanti del quartiere è stata coinvolta, con giusto orgoglio di appartenenza, in questa operazione di ricostruzione dei luoghi e dell’ambiente sociale del rione, di recupero di oggetti originali e di pratiche di lavoro, vissute nella società contadina sempre in una dimensione socializzante, in cui sia la fatica quotidiana che i giorni di festa erano vissuti in comunità. Un viaggio nel passato che non ha rinunciato però ad utilizzare strumenti moderni, dato che alla fine delle schede, apposte all'ingresso dei vari luoghi di visita, era presente un “qr code”, da inquadrare per ascoltare direttamente le voci narranti.
Lungo le tappe del vicolo si sono ritrovati così i luoghi degli Invisibili del secolo scorso: la bottega del calzolaio, fornita di attrezzi di lavoro e calzature d’epoca, nonché delle immancabili gabbie dei canarini, ed i ricoveri dei pastori di capre e pecore (i mànniri) (dove si lavoravano ricotta e formaggi) e degli asinai (quei burdunari, che fornivano animali essenziali per gli spostamenti in campagna di uomini ed attrezzature), ma anche la casa di una guaritrice (una majara), una delle 5 ancora praticanti fino a pochi anni fa nel rione, che in un video girato da Cadili ripete i gesti rituali e le formule magiche essenziali per l’eliminazione del malocchio, e la casa di Don Puddu (al secolo Giuseppe Scarcella), cuntastorie di origine catanese, che ha affascinato generazioni di pattesi con le sue storie sui paladini di Francia (in basso riportiamo un’ampia scheda che “Il Paese Invisibile” gli aveva dedicato anni fa e la nostra ballata tratta dall'intervista al nipote, Franco Scarcella). E non è mancata la casa della castiddota che preparava in passato le ostie per le messe, anch'essa debitamente fornita degli attrezzi necessari alla non facile operazione, e quella del caliaro, di cui viene riportata la complessa operazione di preparazione dei gustosi ceci tostati, i cui scarti venivano regalati, a fine operazione, ai tanti bambini del rione, che seguivano con cura le fasi di preparazione, in un’immancabile dimensione conviviale. Né è mancata, per la dimensione ricreativa, la putìa del vino, fornita persino delle carte da gioco sparse sul tavolo, o il luogo di lavoro del granitaro, con la strumentazione originale, e infine, a conclusione del percorso, per rievocare la dimensione della festa, un prezioso filmato d’epoca, in cui i meno giovani hanno riconosciuto persone e rituali, ed i più giovani hanno scoperto la semplicità e la serenità di un gioioso protagonismo collettivo.
Ma non riusciamo (e non vogliamo, perché le parole non possono sostituirsi a questo eccezionale “Viaggio nella memoria”) elencare qui tante altre figure e storie, che non vanno solo raccontate, ma soprattutto vissute, in quella magica dimensione ricreata nel rione di Sant’Antonio Abate (Arret’o Casteddu cioè “dietro la Cattedrale”), in cui invitiamo ad entrare tutti quelli che si troveranno a Patti nelle serate del 26 dicembre e del 6 gennaio (dalle h. 18 alle 22), se vogliono sperimentare un Natale diverso dagli stereotipi omologanti a cui non sappiamo più rinunciare, per avventurarsi in un percorso originale di storia pattese.

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