Si sta creando a Patti un´area di stoccaggio rifiuti?
17-12-2017 11:42 - Le inchieste
Abbiamo notato da qualche settimana una frenetica ed ampia attività di sbancamento terra in un´area ad est del fiume Timeto, in una zona agricola sopra l´area industriale (che potete vedere nella foto), a pochi metri da una rinomata azienda vitivinicola a coltura biologica e da ben avviate iniziative di turismo rurale.
Quella zona, confinante con il torrente Ronzino ed interessata in parte dal grave incendio di fine giugno, è in buona parte soggetta a vincoli idrogeologici, in quanto interessata da frane, attraversata da faglie tettoniche e ricadente in quella "zona di impluvio" (cioè adiacente a corsi d´acqua: qui il torrente Ronzino e il fiume Timeto), non solo inedificabile, ma staticamente così fragile che gli unici movimenti terra ammessi sono quelli necessari a prevenire eventuali dissesti ìdrogeologici.
Da pochi mesi il terreno, su cui negli ultimi giorni si sta lavorando intensamente con ruspe e trattori, è stato acquistato da una ditta pattese di costruzioni e servizi ambientali, che attualmente svolge la raccolta dei rifiuti in un grosso centro dell´area tirrenica. Si dice che voglia destinare quello spazio agricolo al parcheggio dei propri automezzi, ma l´imminente chiusura di molte discariche siciliane (aperte ancora per poche settimane, grazie alla proroga concessa dallo Stato all´appena eletto presidente Musumeci), autorizza il dubbio che si possa preparare un´area di stoccaggio di rifiuti.
Di cosa si tratta? Per evitare di lasciare i rifiuti per le strade, in caso di saturazione delle discariche o comunque di ritardi nello smaltimento, il Decreto Legislativo 152/2006 ha previsto la possibilità di un loro STOCCAGGIO TEMPORANEO (di 1 anno se destinati allo smaltimento, di 3 anni se da avviare al recupero o al trattamento) in aree idoneamente organizzate e preventivamente autorizzate.
In caso di sforamento dei tempi, queste zone di stoccaggio (che dovrebbero essere iscritte in un registro provinciale) diventerebbero automaticamente delle vere e proprie discariche abusive.
Nella zona pattese non si era profilata finora la necessità di crearne una, ma tra tre mesi, cioè alla scadenza della proroga concessa alla Regione Sicilia (e poco dopo le elezioni politiche), potrebbe scattare in tutta la Sicilia un piano d´emergenza con l´apertura di nuovi inceneritori (o termovalorizzatori che dir si voglia), aree di deposito temporaneo o di stoccaggio e possibili trasferimenti dei rifiuti isolani all´estero. Per l´inceneritore è già noto che dovrebbe essere stato prescelto, in provincia di Messina, il contestatissimo sito di San Filippo del Mela, mentre per le aree di stoccaggio è tutto possibile. A Patti sono attive oggi due ben avviate ditte di raccolta rifiuti (la Pippo Pizzo, attualmente prescelta dal nostro Comune e in lizza per diventare anche la vincitrice dell´appalto regionale, e la Loveral dei Pinto Vraca, che ha acquistato da poco il terreno di contrada Ronzino). E´ aperta inoltre, sempre in riva al Timeto ma sulla sponda opposta a quella in cui si sta lavorando oggi, la piattaforma ecologica Pi.Eco, che accoglie, stocca e pre-tratta la raccolta differenziata, portata qui ed effettuata gratuitamente dalla ditta Pizzo in 3 aree cittadine (Centro Storico, Marina e San Giovanni), o conferita direttamente dai cittadini.
Se alcune o tutte si stiano attrezzando ad una possibile emergenza di stoccaggio, non possiamo assolutamente affermarlo (ricordiamo infatti che anche la Pi.Eco aveva proceduto in un recente passato ad analoghi sbancamenti, ampliando l´area della piattaforma verso la strada di Mulinello), né siamo di quelli che apriori dichiarano di non volere aree di stoccaggio a casa propria, augurandosi che siano aperte in altri Comuni. Il problema è un altro, o meglio sono altri 2:
1) dopo la fase, più o meno rigorosa, delle autorizzazioni, viene purtroppo la precarietà dei controlli prescritti per legge, ma non sempre realizzati con la dovuta accuratezza e puntualità (e in questo caso essenziali);
2) il fatto che ostinatamente si continui a scegliere per questo tipo di insediamenti la bassa valle del Timeto: un´area a vocazione agricola e turistica, nell´assurda convinzione, già espressa dall´amministrazione in carica, che "ci sia posto per tutto".
Al contrario aree di stoccaggio rifiuti, piattaforme ecologiche, industrie a rischio inquinamento o anche solo aree di deposito di mezzi edili o per la raccolta rifiuti non possono coesistere accanto a coltivazioni biologiche, aziende agrituristiche, insediamenti archeologici di rilievo (ricordiamo solo i posti di guardia di epoca almeno romana in cima ai due colli gemelli, Pirrera e Russo, posti ai due lati del fiume, e i palmenti di pietra di contrada Ronzino, di età forse pre-greca) e non ultimi i pozzi di acqua potabile del Timeto (in particolare proprio il Ronzino, riaperto da poco dopo discutibili analisi di potabilità).
Non dimentichiamo tra l´altro il danno prodotto a giugno, nella valle del Timeto, dall´incendio della plastica nella piattaforma Pi.Eco e non dimentichiamo che sono stati numerosi e sospetti gli incendi di molte altre piattaforme di rifiuti differenziati in tutta la Sicilia, tanto da sollevare dubbi di interessi mafiosi contro questo tipo di raccolta. Che accadrebbe se bruciassero insieme piattaforme e depositi di stoccaggio, in una zona confinante con colture biologiche?
Eppure temiamo che sarà facile ottenere rapide autorizzazioni in periodo di emergenza e per di più in periodo pre-elettorale. Temiamo che in un paese con poche competenze e nessuna eccellenza (se non le bellezze naturali e la densità storico-archeologica del territorio), governato da una rete feudale di conoscenze, parentele e legami di interessi non sempre leciti, gli amministratori possano cedere a pressioni (proprio in vicinanza di una difficile campagna elettorale, a cui non pochi di loro parteciperanno), trascurando i rischi incancellabili che potrebbero essere prodotti da scelte affrettate e confondendo gli interessi dei più forti con il benessere di tutti.
Ci auguriamo di sbagliarci, aspettiamo risposte che giustifichino lo spropositato spostamento di terra in una zona idrogeologicamente fragile, aspettiamo di capire se ci siano autorizzazioni e quali, ribadendo come l´interesse privato non possa sottrarsi, in casi di particolare rischio collettivo, al vaglio della pubblica opinione e ad un controllo non solo tecnico e legale, ma anche di opportunità politica.