STATO RISTRETTO E SPAZI SOCIALI
22-05-2017 09:31 - News Generiche
La recente legge sui vaccini, che triplica d´un colpo le vaccinazioni obbligatorie e le impone per legge in 4 mesi a migliaia di bambini dimostra in modo inequivocabile come la democrazia borghese italiana, a poco più di 70 anni dalla sua nascita, si sia trasformata tristemente da Stato dei diritti in Stato dei profitti, rottamando metodicamente i primi (diritto al lavoro, alla salute, all´istruzione, alla libertà d´opinione e di parola) a vantaggio degli istituti finanziari e dei superprofitti delle grandi multinazionali (l´Ilva, la Fiat Chrysler, le grandi industrie farmaceutiche), tutelati anche grazie alla militarizzazione e alla fusione della politica estera e dell´ordine interno (con buona pace del sempre più inutile ministro Alfano, di fronte al trionfo del superministro Minniti).
Persino gli Enti locali perdono ormai ogni funzione di Stato sociale e si riducono ad organizzatori dell´iniziativa privata, privi insieme di fondi e della volontà di utilizzarli a fini collettivi. Chi li rappresenta concede spesso la libertà d´uso del proprio territorio in cambio di pacchetti di voti, senza neanche tentare di formulare programmi o di indicare obiettivi di realizzazione concreta, che appaiono superflui in questa fase di lunga crisi economica, dove basta promettere mance elettorali per piegare al consenso i più deboli e tacitare gran parte dell´ambiguo fronte del volontariato sociale e dell´associazionismo, mentre si "lascia fare" ai più ricchi.
In questa situazione ci sembra che restino liberi, in compenso, vasti spazi sociali, in cui l´iniziativa dal basso potrebbe colmare un ampio bisogno di lavoro vero (quello cioè che sa trasformare, grazie alle capacità individuali e collettive, sia il mondo materiale che la società) e di vera cultura (cosa ben diversa dalla noiosa erudizione, dalla propaganda e dall´informazione superficiale).
Difficile dire quale sia il soggetto sociale in grado di colmare questi spazi lasciati liberi dallo Stato, ma ci sembra che sia giusto, in una fase tanto critica della democrazia italiana, mettere in campo tentativi ed iniziative autonome, rischiando anche di sbagliare o di apparire velleitari, ma confrontando coi fatti idee e posizioni, nella certezza che solo l´iniziativa sociale può riaprire prospettive e speranze di vita.
Nel nostro piccolo Paese Invisibile non trascureremo di provarci, sperimentando una giusta distanza dalle istituzioni e forme di collaborazione concreta con chi sarà d´accordo su progetti immediati e praticabili.