RANDAGISMO: una sfida alla creatività urbana.
28-11-2016 19:10 - News Generiche
C´è talora una curiosa coincidenza di scopo tra gli animalisti e chi odia gli animali. Entrambi, ad esempio, tendono ad eliminare la libera circolazione di cani e gatti senza padrone dalle aree urbane: chi teme gli animali chiede insistentemente la loro scomparsa dai luoghi pubblici (non importa in che modo) per la propria sicurezza, chi li ama organizza con accorati appelli il ricovero in canili/gattili o l´adozione (anche a costo di lunghi spostamenti dell´animale) per il benessere dei randagi stessi.
Pochissime, nel nostro paese, le idee e le iniziative concrete (cani di quartiere, colonie feline) su come gestire il randagismo accettandone innanzitutto la permanenza. In pratica oggi noi ammettiamo nelle nostre città la presenza di animali che da secoli vivono in simbiosi con gli insediamenti umani solo se sono ridotti in detenzione (in canili o in case private) o in catene (altro non sono in fondo anche i guinzagli). Noi preferiamo topi e rettili ai loro predatori naturali, i gatti. E ci sembrano intollerabili per l´igiene ambientale le feci degli animali domestici e non i gas delle automobili o lo scarico delle fognature nel mare in cui facciamo il bagno.
Branchi di cani sporchi e malridotti, sdraiati a pochi metri dalle ruote delle nostre automobili ed esposti alla violenza di chi sfoga su di loro le proprie contraddizioni, cuccioli affamati ed ammalati, che guaiscono o miagolano sotto le nostre case, ci provocano fobie ed ansie profonde, inconfessati sensi di colpa, che ci sembra di poter superare solo rimuovendo dalla nostra vista chi li provoca: che qualcuno se ne faccia carico, li allontani dai nostri passi, li curi e li sfami lontano dalle nostre sicurezze.
Ben vengano allora le associazioni animaliste, a cui deleghiamo questo compito, ma ben vengano anche i divieti e le limitazioni per chi li accoglie nelle proprie case: leggi restrittive, regolamenti comunali e condominiali, polizia e vigili urbani ci proteggano dalla nostra incapacità crescente di convivere con la natura.
Al contrario, la sfida è proprio questa. Cani e gatti vogliono vivere vicino ad umani che li accettino, ma non vogliono necessariamente vivere sempre in una casa, o rinchiusi in pochi metri quadrati. Chiedono spesso solo acqua e cibo in posti fissi, qualche ricovero per il maltempo, assistenza momentanea in caso di incidenti o malattie. Come la natura (e al contrario degli oggetti materiali) sono per buona parte incontrollabili, mutevoli, in parte imprevedibili, indisciplinati, antiestetici. Sono un problema di tutti, non il problema settoriale di alcuni specialisti (guardie zoofile, volontari, ecc.). Sono una parte vitale e spontanea dei nostri rioni, delle nostre strade. Sta a noi saper rispondere collettivamente alle richieste che ci pongono e trasformare le nostre abitudini e le nostre città per renderle accoglienti per tutti i viventi: umani e non.
"Il Paese Invisibile" organizzerà a partire da metà gennaio, al centro culturale "Antica Casa Mangiò", alcuni incontri per discutere di questo problema, anche con l´apporto delle esperienze delle diverse associazioni animaliste e dei volontari, e per mettere a punto iniziative concrete, gestibili da tutti i cittadini, sul reinserimento di cani e gatti randagi nelle nostre strade, per creare una rete di assistenza ed affrontare il problema di tolleranza e di convivenza con specie diverse, che il randagismo ci pone.