Patti & Affari: una mela marcia o un cesto bacato?
30-06-2019 16:03 - Open Patti: documenti condivisi
Quattro anni fa la Procura della Repubblica del Tribunale di Patti metteva duramente sotto accusa sia l’attuale che la precedente amministrazione comunale del paese, con le pesantissime imputazioni di “associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione, turbativa d’asta, frode in pubblici servizi e truffa aggravata”, riguardanti gli appalti per i servizi socio-assistenziali nel periodo compreso tra il 2008 e il 2013. Due giorni fa, però, la sentenza di primo grado ha sancito, dopo lunghe ore di Camera di Consiglio, la totale estraneità ai fatti non solo per tutti i politici coinvolti, ma anche per il segretario generale e per i dirigenti amministrativi e finanziari, sostenendo in pratica la tesi dell’esistenza di una sola “mela marcia” (un dipendente comunale pesantemente condannato), con pochi complici minori. E’ una buona notizia sia per gli assolti, che dopo 4 anni tirano un inaspettato respiro di sollievo, sia per gli elettori, che avevano dato la loro fiducia ai politici incriminati, sia per i funzionari, che in questi anni avevano comunque continuato quasi tutti a svolgere il proprio ruolo. E ci dispiace per il condannato, perché siamo convinti che il carcere sia una sanzione inefficace ed incivile.
Tutto a posto, allora? Un abbaglio della Procura fortunatamente corretto dai giudizi? No, affatto. Perché se per almeno 5 anni e sotto amministrazioni di diversa sensibilità politica un semplice impiegato è riuscito a farsi beffe della regolarità di bandi, appalti e finanziamenti, vuol dire che, al di là delle responsabilità penali (da quelle personali abilmente smontate dalle difese a quelle collettive negate dai giudici) è il sistema delle regole e dei controlli amministrativi che non ha funzionato e che ai politici e ai dirigenti appena assolti toccherà mettere in atto, per ridiventare credibili, un nuovo e più efficace sistema di garanzie e di supervisioni, destinato a risanare quel cesto, in cui solo l’autorità giudiziaria è stata capace di trovare la mela marcia: se il cesto resterà bacato, infatti, le mele continueranno a marcire.
Ci sembra del resto che già in questi anni i responsabili del Comune abbiano cercato rimedi, che non possono limitarsi, però, all’esternalizzazione delle procedure di controllo (come quelle relative alle Tasse Comunali, che sta rivelando sacche endemiche di evasione, precedentemente ignorate o tollerate dagli Uffici), perché questo metodo raddoppia i costi di un personale amministrativo assunto quasi sempre con metodi clientelari, mal formato e mal utilizzato ed evidentemente troppo permeabile alla pressione di amici e conoscenti influenti. Occorrono maggiore trasparenza, responsabilità definite, controlli incrociati ed una più larga distribuzione degli incarichi, dato che se in pochi decidono, aumenta il rischio dell’arbitrio.
In questa direzione, dobbiamo sottolineare, un risultato positivo tutta questa vicenda l’ha certamente portato, dato che il Sindaco, di fronte al rischio della sospensione dall'incarico per gli effetti della Legge Severino, il giorno stesso in cui era attesa la sentenza, ha finalmente redistribuito, con due nuovi assessori, alcune delle tante deleghe che deteneva. Ed ecco che sono riapparsi un responsabile dell’innovazione tecnologica, delle energie alternative, del patrimonio e dei diritti degli animali ed un responsabile della cultura, della biblioteca e dei musei: deleghe non a caso più che accentrate scomparse negli ultimi anni (alleghiamo in fondo la delibera di giunta con i nuovi assessori e le relative deleghe).
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