Dati, informazioni e conoscenza: il riciclo dei rifiuti
24-01-2016 18:54 - Open Patti: documenti condivisi
Da quasi 20 anni (cioè dal famoso Decreto Ronchi) anche in Italia la raccolta differenziata finalizzata al riciclo è indicata come l’unico rimedio alla crescita esponenziale dei rifiuti. Ma in tanti anni in Sicilia la differenziata, più che una riduzione dei rifiuti, ha creato il continuo aumento dei contenitori: si sono accavallati nelle nostre strade bidoncini multicolori, grandi campane per vetro e lattine, cassoni di plastica ingombranti e fragili, utili senza dubbio a chi li ha prodotti e venduti, ma il cui contenuto, debitamente differenziato dai cittadini, è stato spesso riammassato già nei compattatori o, più discretamente, nelle discariche.
Il “Rapporto Rifiuti Urbani 2015”, realizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), ha di recente confermato le peggiori congetture: la Sicilia, dove la produzione pro capite dei rifiuti urbani oscilla tra i 450 e i 500 kg per abitante, ha realizzato nel 2014 solo il 12,5% di raccolta differenziata, contro una media nazionale del 45,2%. La Provincia di Messina è riuscita a fare di peggio, con una percentuale dell’8,4% (la quartultima dell’isola).
Di fronte a queste cifre, le Consulte Territoriali di Patti hanno cercato di avere dati specifici sulla situazione locale, con una richiesta al Comune (che alleghiamo a fondo pagina con il n.1), concentrata soprattutto sui rifiuti riciclabili e su quelli speciali. Hanno ottenuto dall’Assessore al ramo una risposta (che alleghiamo a fondo pagina con il n.2) con due tabelle, che registrano i chilogrammi di rifiuti speciali conferiti direttamente dai cittadini nella piattaforma della Gaema (sita in altro Comune) e di rifiuti speciali trasportati dalla ditta incaricata a Patti della raccolta (la “Pippo Pizzo”) nella piattaforma gestita dalla società "Pi.Eco" nella Contrada Mulinello del Comune di Patti.
Il numero di chili (che costituisce il DATO), affiancato dalla voce dei diversi rifiuti conferiti in ciascuna piattaforma (che costituisce l’INFORMAZIONE) contribuiscono poco, però, ad allargare la CONOSCENZA dei pattesi sull´utilità della raccolta differenziata nel loro territorio.
Il rapporto, infatti, tra i dati, l’elaborazione che li trasforma in informazione ed il contesto complessivo in cui collocarli, che li trasforma in conoscenza, non è automatico né lineare.
Cerchiamo di spiegarci meglio. La richiesta delle Consulte mirava a sapere non solo quanti rifiuti speciali siano stati portati nelle due piattaforme, ma soprattutto quanti di questi rifiuti speciali siano stati effettivamente recuperati e riciclati e dunque quanti ne siano USCITI, in che forma e DOVE siano stati inviati.
L’Assessore scrive che la Pi.Eco è una ditta privata, con cui il Comune “non ha rapporti per il servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti speciali” e con ciò fa intendere che il Comune non è tenuto a sapere cosa avvenga dei rifiuti speciali una volta che la ditta incaricata li abbia scaricati là.
Ma, a parte il fatto che appena due settimane prima, su sua proposta, una Delibera di Giunta (che alleghiamo a fondo pagina con il n.3) ha dato “mandato al Responsabile del III Settore di sottoscrivere il contratto-convenzione con la piattaforma autorizzata” per il proseguimento della raccolta dei rifiuti ingombranti e speciali, nella Determina Dirigenziale (che alleghiamo a fondo pagina con il n.4), con cui il 17 luglio del 2015 il Comune ha stipulato con la ditta Pizzo la raccolta dei rifiuti speciali, l’ha anche delegata “alla stipula delle convenzioni con i relativi consorzi di filiera”. E’ possibile che il Comune delegante non sappia nulla di queste convenzioni e si disinteressi totalmente se questi rifiuti speciali abbiano effettivamente lasciato (e in che modo) il suo territorio?
Forse non ha l’obbligo legale di saperlo, forse una Delibera di Giunta che non fa neanche il nome della “piattaforma autorizzata” e del soggetto a cui viene affidata la raccolta dei rifiuti ingombranti e speciali è formalmente a posto, ma non ci sembra che valga la pena differenziare i rifiuti, se non si è certi del loro riciclo.
L’INFORMAZIONE fornita dai DATI sui chili raccolti non vale nulla come CONOSCENZA sull’attività di differenziazione. La differenziazione ed il riciclo dei rifiuti non possono restare una parvenza vuota, buona sola a mettersi al riparo dalle sanzioni o ad apparire virtuosi.
Se l’amministrazione comunale si accontenta di quegli elenchi, toccherà ai cittadini ricostruire i dati mancanti e trasformare l’informazione in conoscenza ed in coscienza del rispetto ambientale.
Il “Rapporto Rifiuti Urbani 2015”, realizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), ha di recente confermato le peggiori congetture: la Sicilia, dove la produzione pro capite dei rifiuti urbani oscilla tra i 450 e i 500 kg per abitante, ha realizzato nel 2014 solo il 12,5% di raccolta differenziata, contro una media nazionale del 45,2%. La Provincia di Messina è riuscita a fare di peggio, con una percentuale dell’8,4% (la quartultima dell’isola).
Di fronte a queste cifre, le Consulte Territoriali di Patti hanno cercato di avere dati specifici sulla situazione locale, con una richiesta al Comune (che alleghiamo a fondo pagina con il n.1), concentrata soprattutto sui rifiuti riciclabili e su quelli speciali. Hanno ottenuto dall’Assessore al ramo una risposta (che alleghiamo a fondo pagina con il n.2) con due tabelle, che registrano i chilogrammi di rifiuti speciali conferiti direttamente dai cittadini nella piattaforma della Gaema (sita in altro Comune) e di rifiuti speciali trasportati dalla ditta incaricata a Patti della raccolta (la “Pippo Pizzo”) nella piattaforma gestita dalla società "Pi.Eco" nella Contrada Mulinello del Comune di Patti.
Il numero di chili (che costituisce il DATO), affiancato dalla voce dei diversi rifiuti conferiti in ciascuna piattaforma (che costituisce l’INFORMAZIONE) contribuiscono poco, però, ad allargare la CONOSCENZA dei pattesi sull´utilità della raccolta differenziata nel loro territorio.
Il rapporto, infatti, tra i dati, l’elaborazione che li trasforma in informazione ed il contesto complessivo in cui collocarli, che li trasforma in conoscenza, non è automatico né lineare.
Cerchiamo di spiegarci meglio. La richiesta delle Consulte mirava a sapere non solo quanti rifiuti speciali siano stati portati nelle due piattaforme, ma soprattutto quanti di questi rifiuti speciali siano stati effettivamente recuperati e riciclati e dunque quanti ne siano USCITI, in che forma e DOVE siano stati inviati.
L’Assessore scrive che la Pi.Eco è una ditta privata, con cui il Comune “non ha rapporti per il servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti speciali” e con ciò fa intendere che il Comune non è tenuto a sapere cosa avvenga dei rifiuti speciali una volta che la ditta incaricata li abbia scaricati là.
Ma, a parte il fatto che appena due settimane prima, su sua proposta, una Delibera di Giunta (che alleghiamo a fondo pagina con il n.3) ha dato “mandato al Responsabile del III Settore di sottoscrivere il contratto-convenzione con la piattaforma autorizzata” per il proseguimento della raccolta dei rifiuti ingombranti e speciali, nella Determina Dirigenziale (che alleghiamo a fondo pagina con il n.4), con cui il 17 luglio del 2015 il Comune ha stipulato con la ditta Pizzo la raccolta dei rifiuti speciali, l’ha anche delegata “alla stipula delle convenzioni con i relativi consorzi di filiera”. E’ possibile che il Comune delegante non sappia nulla di queste convenzioni e si disinteressi totalmente se questi rifiuti speciali abbiano effettivamente lasciato (e in che modo) il suo territorio?
Forse non ha l’obbligo legale di saperlo, forse una Delibera di Giunta che non fa neanche il nome della “piattaforma autorizzata” e del soggetto a cui viene affidata la raccolta dei rifiuti ingombranti e speciali è formalmente a posto, ma non ci sembra che valga la pena differenziare i rifiuti, se non si è certi del loro riciclo.
L’INFORMAZIONE fornita dai DATI sui chili raccolti non vale nulla come CONOSCENZA sull’attività di differenziazione. La differenziazione ed il riciclo dei rifiuti non possono restare una parvenza vuota, buona sola a mettersi al riparo dalle sanzioni o ad apparire virtuosi.
Se l’amministrazione comunale si accontenta di quegli elenchi, toccherà ai cittadini ricostruire i dati mancanti e trasformare l’informazione in conoscenza ed in coscienza del rispetto ambientale.
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