21 Dicembre 2024
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Tempo di bilanci: 3) GATTI LIBERI

05-04-2024 17:11 - Le inchieste
Nella legislazione italiana i cani senza padrone vengono indicati per lo più come “randagi”, mentre i gatti nella stessa condizione vengono definiti spesso come “liberi”, con un'evidente disparità di valutazione tra la loro situazione. Il termine randagio, infatti, ha una connotazione negativa ed evoca la mancanza di una casa accogliente, mentre il termine libero fa ritenere felici i felini privi di dimora fissa: il tutto richiama un po' la favola latina di Fedro sul cane (che gioisce della propria certezza per il cibo fornito dal padrone) ed il lupo (che preferisce la fame all'asservimento all'uomo). È veramente così? Si e no. Senza dubbio infatti il gatto è un animale domestico apparentemente meno legato all'umano che lo ospita e sempre pronto ad esplorare l'ambiente esterno, dove sopravvive più facilmente del cane, cacciando piccole prede, ma la vita del gatto randagio non è nei nostri centri abitati meno dura e drammatica di quella del cane, dato che è parimenti esposto alla rivalità spesso feroce con i suoi simili, ai pericoli del traffico veicolare ed alle persecuzioni di chi non lo ama. L'alta percentuale di gatti liberi che muore (per incidenti, malattie, avvelenamenti e morsi) prima di aver compiuto un anno e che difficilmente supera i tre anni non lascia dubbi e lo sanno bene quanti cercano di prendersene cura, convivendo con la quotidiana paura di non trovarli più o di trovarli morti.

La caratteristica fondamentale del gatto vagante però (e in questo senso l'aggettivo “libero” è più che mai appropriato) è che, al contrario del cane, il gatto vive in un universo le cui regole sono completamente diverse da quelle del mondo umano: come sottolinea l'etologo Roberto Marchesini, il gatto è fisicamente tutt'uno con il proprio ambiente naturale (e per questo spostarlo da un luogo all'altro gli procura un disorientamento grave), vive un'intensa vita di comunità e di relazioni feline e rifiuta ogni forma di incasellamento categoriale: perciò per noi umani “incontrarlo significa accettare una sorta di Odissea che ci allontana dalle nostre certezze, in un universo privo di qualsiasi potestà di controllo”; il gatto evoca una misteriosa alterità “un mondo parallelo e lontanissimo, un nuovo ordine immaginario”.

Notava acutamente Italo Calvino (un autore molto caro alla nostra Associazione, per la sua attenzione all'invisibilità, agli animali ed agli alberi) nel penultimo capitolo del suo “Marcovaldo” (“Il giardino dei gatti ostinati”) che
"La città dei gatti e la città degli uomini stanno l'una dentro l'altra, ma non sono la medesima città. Pochi gatti ricordano il tempo in cui non c'era differenza: le strade e le piazze degli uomini erano anche strade e piazze dei gatti, e i prati, e i cortili, e i balconi, e le fontane: si viveva in uno spazio largo e vario. Ma già ormai da più generazioni i felini domestici sono prigionieri di una città inabitabile: le vie ininterrottamente sono corse dal traffico mortale delle macchine schiacciagatti; in ogni metro quadrato di terreno dove s'apriva un giardino o un'area sgombra o i ruderi d'una vecchia demolizione ora torreggiano condomini, caseggiati popolari, grattacieli nuovi fiammanti; ogni andito è stipato dalle auto in parcheggio. (…) Ma in questa città verticale, in questa città compressa dove tutti i vuoti tendono a riempirsi e ogni blocco di cemento a compenetrarsi con altri blocchi di cemento, si apre una specie di controcittà, di città negativa, (…) ed è attraverso questa rete che rasente i muri corre ancora l'antico popolo dei gatti”.

Un bellissimo documentario girato nel 2016 ad Istanbul, intitolato “Kedi, la città dei gatti”, racconta la vita di 7 di loro e rende bene l'idea di questa alterità urbana dei felini, pur mediata da una realtà orientale molto più umana ed ospitale della nostra asettica cultura occidentale (diamo in basso il link del trailer in italiano di questo documentario e quello del filmato completo, oggi visibile su Dailymotion).

È proprio accanto a questo popolo-contro di felini che si è schierato ormai da 7 anni il nostro “Paese Invisibile”, che come loro aspira ad una città alternativa, in cui tutto ciò che è invisibile alla società dominante ritrovi liberamente la propria identità ed un diverso modo di coesistere pacificamente.

Ma nella società visibile di oggi le regole sono fissate da una legislazione che non favorisce la cura del gatto libero perché, pur prendendo atto della minore pericolosità sociale del felino rispetto al tanto perseguitato cane randagio, ha come punto cardine il fatto che le sue colonie danno fastidio a molte persone, dato che nel mondo occidentale (basato sulla sola democrazia del voto) il legislatore a tutti i livelli tiene conto più dello stato d'animo dei propri elettori (soprattutto di quelli “per bene”, normalmente umanocentrici) che del benessere animale.

Nel territorio pattese, la prima amministrazione Aquino aveva redatto nel 2015, grazie alle insistenze della sua consulente in materia Daniela Faranda (che troppo presto ci ha lasciati), un “Regolamento Comunale sugli animali d'affezione” (essenzialmente cani e gatti), che alleghiamo in fondo, in cui ai gatti sono stati dedicati pochi articoli (24-29), sufficienti però a garantire alcuni spazi di azione ai gattari, mentre vi si dedica molta più attenzione ai cani, a cui sono stati poi indirizzati molti interventi amministrativi, legati soprattutto alle vicende del canile privato di contrada Mulinello, creato e gestito da Anna Chiodaroli, con cui il Sindaco ha condiviso attacchi e denunzie, anche per la frettolosa e malaccorta costruzione, in quell'area, di alcuni box comunali di ricovero. Nella sua seconda esperienza amministrativa, invece, Aquino si era distinto per aver contrastato ostinatamente la richiesta di un Comitato di cittadini per la creazione di un'Oasi Felina nell'area ex-Forestale, tra le vie Mazzini e Gorizia, da tempo incolta ed abbandonata, ai margini della quale la sua amministrazione ha costruito in seguito un fatiscente parcheggio.
La nuova amministrazione Bonsignore, in carica da più di due anni, non ha mutato nulla da allora, se non per aver tolto altro spazio alla colonia felina del Parco Comunale, escludendola da un capanno per gli attrezzi, già concesso con riluttanza dalla passata gestione, e per aver convertito parte del fatiscente parcheggio ai margini dell'area ex-Forestale in un parimenti precario ed incustodito campo di pallacanestro, continuando ad inseguire per l'area già richiesta per l'Oasi felina improbabili progetti da realizzare con fondi europei o con altri messianici flussi di denaro pubblico.
Entrambi i Primi Cittadini inoltre, in accordo con i propri Assessori in materia, non si sono negati alcune “Ordinanze Sindacali”, che hanno sempre accolto sostanzialmente le proteste di chi poco ama i felini, puntando a limitare e gravare di obblighi la loro cura da parte dei gattari e la loro accoglienza in aree private, e si sono ben guardati dal rispettare l'obbligo dei Comuni di vaccinare a proprie spese i gatti liberi e di favorirne la sterilizzazione gratuita da parte delle ASL, disattendendo in più punti la legislazione nazionale e l'ultima legge regionale siciliana n.15 del 2022 o scaricando quasi tutte le incombenze sul corpo dei Vigili Urbani, da tempo in affanno di organico e di attrezzature idonee.

Noi del “Paese Invisibile”, che da 7 anni ci dedichiamo a censire e sostenere a nostre spese molte Colonie Feline di Patti, a lungo abbiamo spronato i gattari a censire e far registrare le colonie presso l'ufficio veterinario dell'Asp, allo scopo soprattutto di renderle inamovibili, se non per “comprovate e documentate esigenze sanitarie riguardanti persone o gli stessi animali o comprovate motivazioni di interesse pubblico” e con l'indicazione esplicita da parte del Comune di spazi alternativi in cui trasferirle, e di tutelare animali e gattari a norma degli artt. 544 bis e ter del codice penale, ma oggi prendiamo atto sia dell'atteggiamento persecutorio che spesso queste segnalazioni comportano, esponendo chi cura la colonia ad una serie di richieste illegali ed assurde (come quella di sterilizzare a proprie spese gli animali), sia dei ripetuti rifiuti di creare spazi pubblici di ricovero per gatti liberi, ed invitiamo perciò gattari e gattofili pattesi a puntare soprattutto sulla propria creatività ed autosufficienza per tutelare i gatti liberi di cui si prendono cura e per prefigurare una città alternativa in cui ogni essere vivente (umano, animale o vegetale che sia) possa convivere liberamente.



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