AMMINISTRATIVE: COSA CONTA PER GLI INVISIBILI?
06-10-2021 11:08 - News Generiche
Cinque aspiranti al ruolo di Sindaco, una trentina di possibili Assessori e 80 candidati al Consiglio comunale sono impegnati come non mai a Patti per conquistare il governo locale, dato che grazie alla nuova legge elettorale solo una manciata di voti separerà i vincitori da chi non conquisterà neanche un Consigliere di opposizione.
Tre di queste liste accolgono amministratori che hanno già dato prova delle loro capacità concrete di governo del nostro territorio: quella del non più rieleggibile Sindaco uscente, che ha governato il paese negli ultimi 10 anni, (rimesso ora in gioco dalla presenza in lista di alcuni ex-oppositori); quella dell’attuale minoranza consiliare, che aveva già amministrato il paese nel primo decennio del 2000 (affiancata ora da buona parte dell’associazionismo culturale) e quella dell’ex-Sindaco del vicino Comune di Montagnareale, con cui si sono schierati alcuni Consiglieri dell’attuale maggioranza, delusi dall'amministrazione uscente.
I temi, scontati, sono quelli già sostenuti o contestati negli ultimi anni, con la normale opposta sottolineatura del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e con la sostanziale unanimità sulle grandi, immancabili tematiche: centralità del turismo, recupero del Centro Storico, miglioramento dei servizi, riordino dell’apparato comunale e potenziamento della mobilità terrestre e marittima.
Non sappiamo se alla fine prevarrà il restyling formale del gruppo Aquino o l’apparente omogeneità del contrastante schieramento “di sinistra”. Non sappiamo se per i 2 candidati “nuovi” la voglia di sperimentare avrà la meglio sulla certezza dell’esperienza. Non sappiamo se il coraggio di una candidatura femminile (più volte ventilata ma alla fine accantonata dai due maggiori gruppi) peserà come un valore in più o rafforzerà in negativo il tradizionale campanilismo pattese. Non sappiamo se (e quanto) si valuterà il vincolo dei riferimenti regionali e nazionali e la competenza tecnica dei vari gruppi, in vista di quei finanziamenti esterni, da cui dipenderà la capacità di spesa di un Comune in deficit, che da anni mantiene solo se stesso, perché incapace di riscuotere i propri tributi, poco credibile nella formulazione dei progetti e votato allo sperpero elettoralistico dei pochi “tesoretti”, creati dal dirottamento improprio di fondi ottenuti per altri scopi.
In base a cosa sceglieranno i cittadini? Come di consueto in gran parte per appartenenze familiari o di amicizia, per “grazie ricevute” o torti subìti nel controllo clientelare dell’erogazione di servizi e sussidi e soprattutto per il peso dei “portavoti”, controllori tipicamente meridionali di “pacchetti di elettori”, al di fuori del collegamento esplicito con qualsiasi schieramento politico nazionale (che d’altra parte, di suo, manca ormai da tempo dell’antica chiarezza ideologica).
Perché allora ci sembra utile dire la nostra su questa tornata elettorale?
Perché ci preme capire se negli Invisibili pattesi prevarrà il desiderio di migliorare realmente la propria condizione o una sostanziale indifferenza tra le varie proposte (con il relativo allineamento solo al proprio portavoti di riferimento) o ancora se (alla luce dei dati nazionali), si farà sentire anche nel nostro territorio quel distacco esplicito verso le istituzioni politiche (alimentato anche dallo stucchevole gioco di puzzle dei soliti noti), soprattutto nelle periferie collinari, abbandonate da anni da una politica locale che poco si cura dell’agricoltura, se non per cercare finanziamenti ai grandi proprietari, ed in quelle contrade dormitorio, create dopo il terremoto del ’78 intorno ad alcuni grandi supermercati, in cui la qualità della vita è bassa per la carenza di servizi essenziali e di offerte sociali e culturali.
E ci preme capire se quella minoranza di cittadini attivi, che hanno dato vita sotto il decennio Aquino a vivaci battaglie per l’affermazione dei diritti di autorganizzazione dal basso e del controllo di trasparenza sul “palazzo” è stata alla fine logorata dal persistente boicottaggio degli amministratori o se ha ancora la forza di costruire quel minimo di opinione pubblica, che garantisce una vera democrazia.
Quali sono a nostro parere i nodi fondamentali che i candidati dovrebbero essere intenzionati a sciogliere, perché gli interessi di questi cittadini estranei ai tradizionali gruppi di potere possano sentirsi garantiti?
Tre di queste liste accolgono amministratori che hanno già dato prova delle loro capacità concrete di governo del nostro territorio: quella del non più rieleggibile Sindaco uscente, che ha governato il paese negli ultimi 10 anni, (rimesso ora in gioco dalla presenza in lista di alcuni ex-oppositori); quella dell’attuale minoranza consiliare, che aveva già amministrato il paese nel primo decennio del 2000 (affiancata ora da buona parte dell’associazionismo culturale) e quella dell’ex-Sindaco del vicino Comune di Montagnareale, con cui si sono schierati alcuni Consiglieri dell’attuale maggioranza, delusi dall'amministrazione uscente.
I temi, scontati, sono quelli già sostenuti o contestati negli ultimi anni, con la normale opposta sottolineatura del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e con la sostanziale unanimità sulle grandi, immancabili tematiche: centralità del turismo, recupero del Centro Storico, miglioramento dei servizi, riordino dell’apparato comunale e potenziamento della mobilità terrestre e marittima.
Non sappiamo se alla fine prevarrà il restyling formale del gruppo Aquino o l’apparente omogeneità del contrastante schieramento “di sinistra”. Non sappiamo se per i 2 candidati “nuovi” la voglia di sperimentare avrà la meglio sulla certezza dell’esperienza. Non sappiamo se il coraggio di una candidatura femminile (più volte ventilata ma alla fine accantonata dai due maggiori gruppi) peserà come un valore in più o rafforzerà in negativo il tradizionale campanilismo pattese. Non sappiamo se (e quanto) si valuterà il vincolo dei riferimenti regionali e nazionali e la competenza tecnica dei vari gruppi, in vista di quei finanziamenti esterni, da cui dipenderà la capacità di spesa di un Comune in deficit, che da anni mantiene solo se stesso, perché incapace di riscuotere i propri tributi, poco credibile nella formulazione dei progetti e votato allo sperpero elettoralistico dei pochi “tesoretti”, creati dal dirottamento improprio di fondi ottenuti per altri scopi.
In base a cosa sceglieranno i cittadini? Come di consueto in gran parte per appartenenze familiari o di amicizia, per “grazie ricevute” o torti subìti nel controllo clientelare dell’erogazione di servizi e sussidi e soprattutto per il peso dei “portavoti”, controllori tipicamente meridionali di “pacchetti di elettori”, al di fuori del collegamento esplicito con qualsiasi schieramento politico nazionale (che d’altra parte, di suo, manca ormai da tempo dell’antica chiarezza ideologica).
Perché allora ci sembra utile dire la nostra su questa tornata elettorale?
Perché ci preme capire se negli Invisibili pattesi prevarrà il desiderio di migliorare realmente la propria condizione o una sostanziale indifferenza tra le varie proposte (con il relativo allineamento solo al proprio portavoti di riferimento) o ancora se (alla luce dei dati nazionali), si farà sentire anche nel nostro territorio quel distacco esplicito verso le istituzioni politiche (alimentato anche dallo stucchevole gioco di puzzle dei soliti noti), soprattutto nelle periferie collinari, abbandonate da anni da una politica locale che poco si cura dell’agricoltura, se non per cercare finanziamenti ai grandi proprietari, ed in quelle contrade dormitorio, create dopo il terremoto del ’78 intorno ad alcuni grandi supermercati, in cui la qualità della vita è bassa per la carenza di servizi essenziali e di offerte sociali e culturali.
E ci preme capire se quella minoranza di cittadini attivi, che hanno dato vita sotto il decennio Aquino a vivaci battaglie per l’affermazione dei diritti di autorganizzazione dal basso e del controllo di trasparenza sul “palazzo” è stata alla fine logorata dal persistente boicottaggio degli amministratori o se ha ancora la forza di costruire quel minimo di opinione pubblica, che garantisce una vera democrazia.
Quali sono a nostro parere i nodi fondamentali che i candidati dovrebbero essere intenzionati a sciogliere, perché gli interessi di questi cittadini estranei ai tradizionali gruppi di potere possano sentirsi garantiti?
- · La creazione di criteri oggettivi e verificabili nell'erogazione di servizi e sussidi: dall'assegnazione delle Case Popolari (a partire da quelle 26 di social housing nel Centro Storico, teoricamente imminenti) ai bonus per i più disagiati, dall'assunzione per i lavori socialmente utili agli sconti sulle tasse comunali (prima fra tutte quella Tari, la cui entità è proporzionale oggi non di rado solo alla furbizia del contribuente). L’avversione di molte forze politiche al Reddito di cittadinanza, ad esempio, è spesso motivata, soprattutto al Sud, proprio dall'impossibilità di controllo clientelare di questa erogazione. E d’altra parte non pochi cittadini valutano di più quello che ritengono un “favore personale” per l’esecuzione di normali manutenzioni pubbliche, che non la loro programmata e razionale periodicità.
- · La trasparenza nell'assegnazione di gestioni ed appalti, che (al di là della normale creazione di una lista di ditte di fiducia per gli appalti minori e al di fuori di “bandi” cuciti addosso all'unico partecipante) garantisca a tutti gli imprenditori la concreta possibilità di accedere alle opere pubbliche e preveda controlli periodici sui pagamenti dei canoni di gestione e sul rispetto delle regole sottoscritte.
- · Il libero accesso ai dati del Comune, che negli ultimi anni è diventato sempre più difficile per la mancata predisposizione degli strumenti informatici e per le pretestuose opposizioni degli uffici, sollecitati da una gestione verticistica e chiusa dell’apparato amministrativo.
- · Il coinvolgimento degli abitanti delle diverse aree urbane per l’individuazione e la gestione dei problemi del loro territorio ed il loro protagonismo come naturali “guide turistiche” per le tante rilevanze artistiche, archeologiche e naturali delle diverse zone e come controllori della qualità della vita di rioni, contrade e frazioni.
- · Una discussione capillare e larga sull'ormai avviata procedura di adozione ed applicazione del Piano Urbanistico Generale (il nuovo Piano Regolatore), che prevede di fatto ampie possibilità di costruire in aree centrali finora agricole (come quella sotto l’Ospedale) ed in aree turistiche e di pregio paesaggistico (come Locanda a Tindari), aggirando quel divieto formale al proseguimento della cementificazione, che darebbe il colpo di grazia ad un territorio violentato da molti anni dalla speculazione edilizia ed afflitto da un’ipertrofia di alloggi vuoti e svalutati
- · Ultimo (ma non meno importante) un rapporto con l’ambiente naturale e con i viventi non umani più rispettoso ed attento all'equilibrio tra uomini, piante ed animali, che tanta parte ha nel rispetto del mondo in cui viviamo.