I MUTAMENTI DELLA POPOLAZIONE NEL TEMPO
05-02-2013 10:10 - Statistiche
Le variazioni del numero degli abitanti di Patti hanno riguardato spesso gli invisibili che, privi di ricchezza e di potere, sono sempre stati i più esposti alle crisi economiche, alle calamità naturali, alle malattie ed alla guerre e sono stati costretti periodicamente ad emigrare, per cercare lavoro.
I primi dati sulla consistenza della popolazione pattese risalgono alla fine del ´500. Considerate le oscillazioni tra fonti diverse, conviene attenersi alle cifre, ritenute più attendibili, fornite dall´abate catanese Vito Amico, secondo cui nel 1595 Patti contava 5.770 abitanti, suddivisi tra 1.583 "fuochi" (cioè case o famiglie). Circa sessant´anni dopo, nel 1652, la stessa fonte registrava un drastico calo a 3.513 abitanti, che nel 1713 si sarebbero ridotti ancora ad appena 1.538. Le ragioni di questa decadenza demografica sono state diverse: pestilenze ed altre gravi epidemie, calamità naturali, tra cui certamente il tragico terremoto del 1693, carestie (come quella terribile, che provocò anche a Patti la rivolta popolare del 5 giugno 1647, rievocata da Michele Spadaro nel suo ultimo saggio), gli arruolamenti forzati per sostenere le guerre spagnole (la Sicilia, nel 1621, dovette fornirne ben 16.000 uomini al Duca d´Olivares), o anche migrazioni di artigiani verso nuovi centri, come quella di una parte dei ceramisti pattesi, che, secondo Riccobono, nel ´600 avrebbero partecipato alla fondazione di Santo Stefano Camastra.
Dalla metà del ´700, invece, la popolazione ha cominciato a crescere a Patti costantemente, superando infine anche i livelli di fine ´500: secondo il palermitano Gioacchino Di Marzo, che pubblicò ed aggiornò nel 1855 i dati dell´abate Amico, si sarebbe passati infatti dai 4.600 abitanti del 1798 ai 6.015 del 1831, per arrivare infine ai 6.606 del 1851.
All´inizio dell´Unità d´Italia, nel 1861, i dati diventano più sicuri ed omogenei, dato che la fonte è da ora quella dei censimenti ISTAT, secondo cui Patti superò, in quello storico anno, per la prima volta, i 7.000 abitanti (7.085, per l´esattezza). I mutamenti economici, innescati dal mercato nazionale, la portarono ad un´ulteriore, rapida espansione: dieci anni dopo, infatti, ne aveva 8.121, nel 1881 raggiungeva i 9.316 ed all´inizio del nuovo secolo i pattesi erano diventati ben 10.995. In quarant´anni, insomma, la popolazione era cresciuta di circa 4.000 unità, con un incremento percentuale complessivo superiore al 50%.
Al contrario, il primo decennio del ´900 registrò una contrazione del 5% della popolazione (scesa a 10.447 abitanti), a causa delle prime emigrazioni verso le Americhe e, anche se nel secondo decennio del secolo, nonostante le perdite della Grande Guerra, i pattesi ritornarono ad aumentare, fino a 11.968 abitanti, gli anni ´20 li videro calare di nuovo, questa volta del 7% (11.090 abitanti), richiamati ancora Oltreoceano dalle perduranti condizioni di arretratezza del Meridione.
Il saldo della popolazione tornò positivo nel 1936 (con 12.350 abitanti), per la politica demografica del fascismo, e lo troviamo pressoché invariato nel 1951 (con 12.924 abitanti), perché i decessi causati direttamente o indirettamente dagli anni della guerra furono compensati da un tasso di natalità che, in quegli anni, era abbastanza elevato nelle famiglie dell´Italia meridionale. Gli anni ´50, però, hanno segnato l´inizio di nuove, grandi emigrazioni, dirette ora verso le miniere e le fabbriche dell´Europa e del Nord-Italia, che hanno ridotto la popolazione pattese complessivamente dell´11%, portandola a 11.665 abitanti nel 1961 (-9,8%) ed a 11.526 nel ´71 (-1,2%).
Dagli anni ´80 fino ad oggi, infine, il numero dei pattesi è rimasto sostanzialmente stabile, dato che è aumentato in un trentennio di poco più di un migliaio di abitanti (12.429 nel 1981, 12.959 nel ´91, 13.108 nel 2001, 13.601 nel 2011), ovvero di circa il 10%.
La ragione di questa apparente stabilità sta nel fatto che, nonostante una crescita naturale negativa (cioè un numero di morti maggiore delle nascite) ed una continua emigrazione, che riguarda ora soprattutto i giovani con un´elevata scolarità (diplomati e laureati), in cerca di un lavoro adatto al loro titolo di studi, Patti continua ad attirare una parte della popolazione che sta abbandonando paesi e campagne dell´interno, confinanti o comunque gravitanti sull´area pattese, che, a poco a poco, si spopolano, lasciando in abbandono terre e case.
Basta considerare il calo di popolazione nei Paesi dell´entroterra pattese per avere un riscontro di questa ipotesi. Dal 1991 al 2006 Librizzi è passata da 2.143 a 1.835 abitanti (-14,36%), Montagnareale da 1.849 a 1.731 (-6,38%), S. Piero Patti da 3.929 a 3.259 abitanti (-17,05%), Montalbano Elicona da 3.461 a 2.600 abitanti (-24,88%), Floresta da 923 a 569 abitanti (-38,35%), Raccuja da 1.702 a 1.254 abitanti (-26,32%), Ucria da 1.635 a 1.221 abitanti (-25,32%), Sant´Angelo di Brolo da 4.366 a 3.506 abitanti (-19,70%).
I primi dati sulla consistenza della popolazione pattese risalgono alla fine del ´500. Considerate le oscillazioni tra fonti diverse, conviene attenersi alle cifre, ritenute più attendibili, fornite dall´abate catanese Vito Amico, secondo cui nel 1595 Patti contava 5.770 abitanti, suddivisi tra 1.583 "fuochi" (cioè case o famiglie). Circa sessant´anni dopo, nel 1652, la stessa fonte registrava un drastico calo a 3.513 abitanti, che nel 1713 si sarebbero ridotti ancora ad appena 1.538. Le ragioni di questa decadenza demografica sono state diverse: pestilenze ed altre gravi epidemie, calamità naturali, tra cui certamente il tragico terremoto del 1693, carestie (come quella terribile, che provocò anche a Patti la rivolta popolare del 5 giugno 1647, rievocata da Michele Spadaro nel suo ultimo saggio), gli arruolamenti forzati per sostenere le guerre spagnole (la Sicilia, nel 1621, dovette fornirne ben 16.000 uomini al Duca d´Olivares), o anche migrazioni di artigiani verso nuovi centri, come quella di una parte dei ceramisti pattesi, che, secondo Riccobono, nel ´600 avrebbero partecipato alla fondazione di Santo Stefano Camastra.
Dalla metà del ´700, invece, la popolazione ha cominciato a crescere a Patti costantemente, superando infine anche i livelli di fine ´500: secondo il palermitano Gioacchino Di Marzo, che pubblicò ed aggiornò nel 1855 i dati dell´abate Amico, si sarebbe passati infatti dai 4.600 abitanti del 1798 ai 6.015 del 1831, per arrivare infine ai 6.606 del 1851.
All´inizio dell´Unità d´Italia, nel 1861, i dati diventano più sicuri ed omogenei, dato che la fonte è da ora quella dei censimenti ISTAT, secondo cui Patti superò, in quello storico anno, per la prima volta, i 7.000 abitanti (7.085, per l´esattezza). I mutamenti economici, innescati dal mercato nazionale, la portarono ad un´ulteriore, rapida espansione: dieci anni dopo, infatti, ne aveva 8.121, nel 1881 raggiungeva i 9.316 ed all´inizio del nuovo secolo i pattesi erano diventati ben 10.995. In quarant´anni, insomma, la popolazione era cresciuta di circa 4.000 unità, con un incremento percentuale complessivo superiore al 50%.
Al contrario, il primo decennio del ´900 registrò una contrazione del 5% della popolazione (scesa a 10.447 abitanti), a causa delle prime emigrazioni verso le Americhe e, anche se nel secondo decennio del secolo, nonostante le perdite della Grande Guerra, i pattesi ritornarono ad aumentare, fino a 11.968 abitanti, gli anni ´20 li videro calare di nuovo, questa volta del 7% (11.090 abitanti), richiamati ancora Oltreoceano dalle perduranti condizioni di arretratezza del Meridione.
Il saldo della popolazione tornò positivo nel 1936 (con 12.350 abitanti), per la politica demografica del fascismo, e lo troviamo pressoché invariato nel 1951 (con 12.924 abitanti), perché i decessi causati direttamente o indirettamente dagli anni della guerra furono compensati da un tasso di natalità che, in quegli anni, era abbastanza elevato nelle famiglie dell´Italia meridionale. Gli anni ´50, però, hanno segnato l´inizio di nuove, grandi emigrazioni, dirette ora verso le miniere e le fabbriche dell´Europa e del Nord-Italia, che hanno ridotto la popolazione pattese complessivamente dell´11%, portandola a 11.665 abitanti nel 1961 (-9,8%) ed a 11.526 nel ´71 (-1,2%).
Dagli anni ´80 fino ad oggi, infine, il numero dei pattesi è rimasto sostanzialmente stabile, dato che è aumentato in un trentennio di poco più di un migliaio di abitanti (12.429 nel 1981, 12.959 nel ´91, 13.108 nel 2001, 13.601 nel 2011), ovvero di circa il 10%.
La ragione di questa apparente stabilità sta nel fatto che, nonostante una crescita naturale negativa (cioè un numero di morti maggiore delle nascite) ed una continua emigrazione, che riguarda ora soprattutto i giovani con un´elevata scolarità (diplomati e laureati), in cerca di un lavoro adatto al loro titolo di studi, Patti continua ad attirare una parte della popolazione che sta abbandonando paesi e campagne dell´interno, confinanti o comunque gravitanti sull´area pattese, che, a poco a poco, si spopolano, lasciando in abbandono terre e case.
Basta considerare il calo di popolazione nei Paesi dell´entroterra pattese per avere un riscontro di questa ipotesi. Dal 1991 al 2006 Librizzi è passata da 2.143 a 1.835 abitanti (-14,36%), Montagnareale da 1.849 a 1.731 (-6,38%), S. Piero Patti da 3.929 a 3.259 abitanti (-17,05%), Montalbano Elicona da 3.461 a 2.600 abitanti (-24,88%), Floresta da 923 a 569 abitanti (-38,35%), Raccuja da 1.702 a 1.254 abitanti (-26,32%), Ucria da 1.635 a 1.221 abitanti (-25,32%), Sant´Angelo di Brolo da 4.366 a 3.506 abitanti (-19,70%).
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