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MERCATO DELLE ERBE: tanto già fatto, tanto ancora da fare.

18-06-2017 09:28 - Le inchieste
Sta per concludersi, con la seconda fase primaverile, la terza stagione del Mercato delle Erbe, organizzato dal "Paese Invisibile" in primavera e in autunno. E´ tempo dunque di bilanci, analisi e nuovi progetti.
Un anno fa abbiamo inaugurato questa nostra iniziativa nella Piazzetta Greco, su cui si affaccia la nostra sede (il Centro Culturale "Antica Casa Mangiò") in un giorno di insistente pioggerella (mentre quest´anno la siccità non ci ha fermati neppure per un giorno!) e siamo partiti con un solo coltivatore, un po´ perplesso della collocazione del mercato nell´abbandonato Centro Storico e dei cartelloni della nostra mostra, che (sistemati coerentemente tra le tante erbe infestanti della piazza) proponevano il recupero delle "erbe" del territorio (commestibili, aromatiche e mediche), comprese quelle selvatiche, immancabili un tempo sulle nostre tavole, ma cadute ormai in disuso.
Oggi, dopo tante ore trascorse in piazza, i coltivatori sono diventati sette (tra cui due aziende a coltivazione biologica) e a loro si sono aggiunti un raccoglitore di erbe mediche, un fornaio, un collezionista, due appassionate di cucito e maglia, che propongono lavori all´uncinetto e, di tanto in tanto, alcuni artisti che vendono oggetti originali dell´artigianato locale (cartelloni da cantastorie, tegole decorate, quadri, fiancate di carretti dipinte). Gli acquirenti abituali sono sempre più numerosi e tanti sono quelli che "passano a dare un´occhiata" o "a fare quattro chiacchiere", anche perché questa primavera ci siamo trasferiti dalla graziosa e silenziosa piazzetta iniziale nella vicina ed antica "Piazza del Mercato" del nostro paese (quella di San Nicola, ´nto chianu). Tocca segnalare il netto calo di turisti, che la scorsa primavera si avventuravano in gruppi o da soli a cercare almeno la Cattedrale, nel dedalo deserto delle vie del Centro Storico, e che quest´anno si sono forse fermati (se ci sono) alle località balneari.
Che bilancio possiamo fare di queste esperienza? Partiamo dai molti aspetti positivi:
1) il mercato è diventato un punto di richiamo costante verso l´antico rione commerciale di San Nicola-Bucciria, in cui ormai si contano sulle dita delle mani i commercianti ancora aperti ed in cui le nuove aperture riguardano solo bar e rosticcerie (molti dei quali aperti prevalentemente nelle ore serali);
2) i piccoli coltivatori diretti, a cui nel nostro Comune è di fatto negata da 6 anni l´autorizzazione alla vendita diretta itinerante (con interpretazioni restrittive dell´attuale normativa), hanno trovato nella nostra mostra-mercato periodica uno strumento per fare conoscere ed apprezzare il proprio lavoro ed un appoggio per resistere alla tentazione, ormai tanto diffusa, di abbandonare la terra (ricordiamo che in Sicilia ben il 70% del territorio è ormai abbandonato e desertificato);
3) l´arrivo di collezionisti ed hobbisti ha dato spazio pubblico e possibilità di confronto ad un´economia alternativa ed alla voglia di condividere passioni e saperi;
4) il mercato serve a formulare e sostenere esperimenti individuali e collettivi di economia a km 0, come l´iniziativa "adotta un ciliegio" e lo scambio di sementi e di metodi biologici di coltivazione.
Non mancano naturalmente gli aspetti negativi, dovuti anche al fatto che lo sforzo organizzativo è tutto e solo del "Paese Invisibile", senza alcun interessamento pubblico e con collaborazioni finora mancate con altre associazioni, per cui:
a) non siamo ancora riusciti a trovare criteri generali e metodi efficaci di verifica della genuinità delle coltivazioni;
b) non è ancora chiaro a tutti i compratori che vendita diretta non sempre vuol dire prezzo più basso, dato che la qualità del prodotto ed il rispetto del lavoro del coltivatore non possono gareggiare con i metodi della grande coltivazione e della distribuzione commerciale, basati sull´omologazione delle colture, l´uso massiccio di prodotti chimici (nonostante l´ormai abusata etichetta di "prodotti bio") e lo sfruttamento del lavoro nero;
c) non sono decollate alcune iniziative pregevoli ed interessanti, come il prestito volante di libri, che trova più consensi generali che lettori disciplinati;
d) non siamo riusciti a vincere una diffusa ritrosia a "scendere in piazza" direttamente, per offrire prodotti artigianali o oggetti usati.
Il nostro Mercato delle Erbe, insomma, è (e non poteva non essere) afflitto dai difetti generali del paese, prodotti dalla mancanza di spazi e dibattiti pubblici, dalla prevalenza di una medio-grande proprietà poco produttiva, che vive di sussidi regionali ed europei, dall´abbandono dei rioni più antichi e dalla diffidenza verso proposte autonome non "sponsorizzate" da padrini politici ed aperte in modo trasparente a chiunque abbia i requisiti richiesti ed accetti le regole di partecipazione.
Proprio questa atipicità, però, questo suo andare controcorrente, insieme alla costanza dell´iniziativa, è anche la sua forza, che stupisce ma affascina chi chiede di partecipare, incoraggiandoci a perfezionarne i meccanismi di funzionamento ed a creare una rete alternativa di informazioni e conoscenze, utile a migliorare la qualità dei prodotti e a sostenere l´iniziativa dei singoli, in una regione in cui la propensione alla cooperazione è storicamente bassissima ed in cui si diffida giustamente di esperti e mediatori, che troppo spesso hanno drenato le risorse, frapponendosi in modo parassitario (e non di rado illegale) tra fonte di finanziamento e beneficiario.
Non ci sembra d´altra parte che in un territorio, privo ormai di serie iniziative produttive, perduto al turismo per la carenza di trasposti e la bassa qualità dell´ambiente e dello stile di vita ed in cui anni di cementificazione hanno saturato l´attività edilizia, ci siano molte altre credibili attività economiche, utili a bloccare il fiume migratorio verso l´Europa centro-settentrionale. Il recupero della piccola agricoltura tradizionale può salvare l´ambiente e mantenere stili di vita identitari e sostenibili, conciliando forme millenarie di coltivazione con l´uso di strumenti moderni di comunicazione e di dibattito. Ben vengano dunque nuovi progetti (a cui stiamo lavorando con i nostri agricoltori) e proposte di altre associazioni del territorio, disposte a verificare in piazza (con noi o autonomamente) la validità delle proprie iniziative.


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