I nostri morti ad agosto, senza ombra e senza luci
14-08-2019 19:14 - News Generiche
Un celebre poeta italiano si chiedeva ai primi dell’Ottocento se “il sonno della morte” potesse essere “meno duro” “all’ombra dei cipressi” e dentro sepolcri onorati dalle “soavi cure” dei sopravvissuti. E’ nota la sua risposta positiva e la lode della “corrispondenza d’amorosi sensi” attestata da questa cura delle urne funebri.
Anche noi condividiamo a pieno questa convinzione che, al di là della fede religiosa, ci è stata trasmessa dal culto siciliano (e mediterraneo) delle tombe ed affonda le sue radici antropologiche fin dalle prime sepolture dell’età della pietra.
Un albero frondoso accanto al sepolcro dà ristoro e riparo al vivo e simboleggia la rinascita della vita per il morto, mentre la luce di una lampada perenne contrasta il buio della morte e richiama quella “luce perpetua” che può splendere per lui nella preghiera e nel ricordo di chi lo ha amato. Basti pensare che nel 1540 chi ritrovò a Roma la tomba di Tulliola, l’amata figlia dell’oratore latino Cicerone, fece in tempo a vedere brillare ancora per pochi minuti, dopo secoli, la fiammella della lampada votiva, cancellata solo dall’afflusso dell’aria esterna.
Non la pensa così, purtroppo, il Comune di Patti, che considera il nostro grazioso cimitero di collina, che sorge poco al di là del fiume Provvidenza, solo come l’ennesimo luogo da “igienizzare”, ricoprendolo di cemento e desertificandolo con una radicale eliminazione del verde e la morte lenta degli alberi, spietatamente capitozzati quasi ogni mese. Quanto alla “soave cura”, tradizionalmente espressa dalle lampade della “luce perpetua”, viene cancellata attraverso un susseguirsi di appalti esterni di illuminazione, che eliminano a fasce progressive le piccole illuminazioni sulle tombe, a partire da quelle più alte e più antiche, persino dopo che le ditte hanno incassato il relativo (e sempre più alto) pagamento annuale.
Per chi ad agosto si è recato a Patti a visitare i propri defunti il senso di offesa alla loro memoria suscitato da questa situazione si è mescolato alla fatica di un caldo moltiplicato dall’assenza dell’ombra. E’ evidente che i nostri amministratori frequentano poco il luogo (specialmente nel periodo estivo) e così ritengono poco rilevante preoccuparsi di sollecitare la nuova, ennesima ditta esterna, a riallacciare le lampade staccate, accontentandosi di far spazzare via erba, fiori e fronde e con loro ogni memoria delle vecchie sepolture, ridotte ormai ad un accumulo informe di pietre.
E dire che le tendenze più recenti degli urbanisti propongono di seppellire i morti in urne poste alla base di alberi d’alto fusto, all’interno di grandi parchi urbani, che ridiano aria pulita e spazi vivibili alle città. Non pretendiamo tanto dai nostri amministratori, ma almeno ci aspettiamo il rispetto delle tradizioni locali.
Lanciamo intanto ai cittadini pattesi un appello, per collocare sulle tombe piccole lampade a luce solare e per tutelare come possono gli alberi di platano, i più colpiti da queste insane potature, e le tombe più antiche.